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Meno male che c'è Raz:
temi ed emozioni di Psychonauts

La saga composta da Psychonauts (2005), Psychonauts 2 (2021) e dallo spin-off in VR Rhombus of Ruin (2017) è diventata uno dei lavori più amati di Tim Schafer e della sua Double Fine Productions. Ma per quale motivo? È solo una questione di humor, spesso nero? Sono platform divertenti? Sicuramente, eppure il modo in cui le avventure di Razputin Aquato hanno trattato temi importanti ha alimentato, forse sottotraccia ma sensibilmente, l'apprezzamento per questi viaggi nella psiche. Qui in basso evidenzio alcuni temi ricorrenti o spunti di riflessione che le vicende dei giochi mi hanno suscitato. Naturalmente, proseguire significa incappare in spoiler consistenti dai giochi citati, quindi girate al largo se non li avete prima attraversati, magari facendovi una vostra idea. Se avete saltato Rhombus of Ruin perché non avete una periferica VR, vi avviso che giudico l'unico minimo spoiler riguardante Loboto non troppo esplicito.

L'amore della famiglia

L'amore davvero tutto muove in Psychonauts, quando c'è e quando manca.
C'è l'amore tra figli e genitori: c'erano due motivi principali per cui il coach Oleander ordiva la macchinazione del primo capitolo, e uno di essi era senz'altro un padre che gli aveva negato ogni forma di dolcezza (e forse aveva persino alzato le mani, la sceneggiatura ce lo lascia al massimo immaginare: finezza sorprendente che consente la fruizione del gioco anche ai più piccoli, senza spingersi troppo in là). Sasha Nein sembra anemozionale, ma dal suo bagaglio emotivo sappiamo che la morte di sua madre lo ha segnato molto, specialmente perché suo padre si è poi risposato, suggerendo una sostituibilità degli affetti che non è mai riuscito ad accettare. Il caso di Milla è ancora più complesso, perché distribuisce a pioggia un amore genitoriale su tutti i suoi studenti: vive in un'eterna compensazione della tragedia dell'incendio, ma ha scelto di sorridere al mondo invece di chiudersi, rivelandosi uno dei personaggi più forti della serie, seppur non invulnerabile.

 

 

Gloria l'attrice è stata addirittura trattata da sua madre come un pacco postale, per poi subirne a distanza le conseguenze emotive del suicidio: nel suo caso l'amore è mancato del tutto, rendendola patologicamente insicura. Bob Zanotto ha visto invece sua madre andare letteralmente alla deriva nell'alcolismo, uno dei suoi tre traumi. Lo stesso protagonista Raz nel primo capitolo affronta l'amore di suo padre, che però la sua immaturità gli mostra come una forma di coercizione crudele fine a se stessa, tanto che trasfigura il genitore in un mostro nell'ultimo livello del "Circo della Carne": al termine della storia scopre che si era fatto un'idea del papà non corrispondente al vero. A Raz sembra sia andata meglio che a Oleander. Loboto è stato rifiutato dai genitori, in quella che pare una metafora della peggiore reazione che si possa avere di fronte alla disabilità di un congiunto. Eppure forse la famiglia peggiore è toccata a Nick, lo zar junior: è un personaggio cresciuto male e apparentemente senza recupero. Nel suo caso le colpe dei padri sono davvero ricadute sui figli (e se i padri detengono posizioni di potere, il privato diventa pubblico con conseguenze spaventose).

L'amore romantico

L'amore sentimentale ha decisamente più forma nel secondo capitolo: la forte comunanza d'intenti degli Psionici Sei aveva fatto nascere sintonie indimenticabili, perfette. Cassie con Compton, Helmut con Bob, Ford con Lucy. Tutti hanno scoperto che questi legami non sono stati sufficienti a evitare il peggio: la fine del sogno ha portato alla fine delle loro unioni (fine letterale nel caso di Bob, che piange Helmut morto). Da questo punto di vista, la risoluzione della situazione da parte di Raz diventa un trionfo di ricongiungimento non solo sentimentale, ma anche professionale. L'amore romantico ha il suo fallace campione nell'ultimo personaggio a cui avremmo pensato prima di Psychonauts 2: Ford Cruller. Addirittura, dietro la sua schizofrenia c'è il rifiuto di una delusione d'amore, la peggiore che esista.

 

 

Non quella legata a un tradimento o alla superficialità del partner (come accadeva nella relazione liceale del pittore-wrestler Edgar), ma la desolazione davanti a un partner che non corrisponde più a quello che si amava: Lucy "non sembra più lei", e questa terribile constatazione s'incrocia con la missione "professionale" di Ford, in una crisi profonda che lo porta a voler cancellare del tutto l'accaduto. Alla perdita d'identità di Lucy, sostituita da Maligula, Ford risponde disintegrando la propria! Attenzione però: la sua eticamente discutibile (e infatti criticata) soluzione unisce i due tipi di amore di cui ho discusso in questo momento, perché Ford salva la sua Lucy e allo stesso tempo ricostruisce la famiglia Aquato, spacciando la donna per la mamma di Augustus nonché nonna di Raz. I nodi vengono al pettine, e il climax del secondo capitolo sintetizza in un colpo solo le due tematiche più potenti della saga. È grazie all'amore se Ford è l'unico a contenere "Maligula" e raggiungere Lucy. E non è un caso che due dei traumi radicali di Bob siano la perdita della mamma e la perdita dell'amato.

Lavoro: carriera, sfida ed etica professionale

Oleander voleva dominare il mondo per l'imprinting di violenza del babbo, ma anche per frustrazione personale: è stato giudicato fisicamente inadeguato ai suoi sogni di gloria nell'esercito, e non ha potuto che rispondere con un gigantismo fuori controllo. Anche Boyd "il lattaio" era un uomo che credeva nel suo semplice lavoro di guardiano, ma non ha risposto all'ingiustizia col controllo. È una mente debole (sia detto senza pretesa che una mente sia forte di default), per cui diventa facile preda del complottismo, ma alla radice del suo tilt c'è un'inadeguatezza professionale, che diventa grottesca anche nella storia dell'infermiere Fred, forse il personaggio più macchiettistico della saga... o forse no. È vero infatti che "credersi Napoleone" è uno stereotipo nella rappresentazione della follia, però è anche vero che l'assistenza verso chi ha disturbi mentali richiede una certa forza interiore (i cinici direbbero una particolare freddezza, ma Psychonauts non è un mondo di cinismo, tutt'altro).
Il giudizio dei colleghi pesa per Compton a tal punto da immaginarli come giudici nevrastenici di un mostruoso Master Chef: come Bob, il cui fallimento contro Maligula rappresenta la terza radice della sua disperazione (che culmina nel licenziamento da parte di suo nipote!), Compton ha visto fallire al momento fatidico ciò che pensava lo caratterizzasse, i suoi poteri. Nessuno può negare che i momenti della vita in cui le nostre capacità si rivelano inadeguate o persino inutili hanno ripercussioni gravi sulla nostra psiche.

 

 

Complesso e sfaccettato in merito il personaggio di Hollis: continuamente umiliata sul lavoro da un "barone" della medicina, si vendica di lui in modo ignobile e scorretto, soffrendo ancora di un evidente senso di colpa e di inadeguatezza a un ruolo che comunque cerca di ricoprire al meglio... senza però mostrare la forza sufficiente a resistere al miraggio di una scorciatoia come la ludopatia, attivata involontariamente da Raz. Proprio Raz nel secondo capitolo comincia a comprendere la differenza tra il fascino degli psiconauti e la loro effettiva missione, la differenza tra un divertimento e una responsabilità: manipolando la mente di Hollis per interesse commette un "abuso etico" nella sua futura professione. Apprezzabile finezza di scrittura, perché il suo errore è in piccolo quello che ha commesso Lucy/Maligula tempo addietro, perdendo di vista il confine tra un'azione necessaria (l'intervento al fianco del suo paese in guerra) e la sua compiaciuta degenerazione (il sostegno della dittatura che ne consegue). Abbiamo un eroe che non è quindi a prescindere eticamente superiore al villain, ma deve prima imparare a diventarlo. Mica male, direi: nel primo capitolo al massimo Sasha gli aveva detto di contenersi, ma era una direttiva più vaga di questo messaggio nitido... e più complesso da recepire.

Il potere e la scienza

Ho già espresso nella scheda di Psychonauts 2 quanto gli Psionici Sei e la loro scoperta di una scienza attiva della mente mi abbiano ricordato lo studio dell'atomo e della sua energia, tra i Ragazzi di Via Panisperna e il Manhattan Project, con una presa di distanze da se stessi che mi richiama il Manifesto Russell-Einstein: almeno è quanto le parole di Cruller mi hanno evocato, con la sua risposta a un entusiasta Raz. "Qui è dove tutto è cominciato!" "No Raz, qui è dove tutto finì". Il difficile equilibrio tra pubblico e privato, base della tragedia di Lucy/Maligula, è linfa per il potere che non ragiona: patetico in merito lo Zar padre di Nick, prontissimo a scatenare Maligula, ma poi terrorizzato dalla sua deriva violentissima (molto cupo poi che Nick giudichi per questo il padre un debole!). A questo punto l'intera missione di Raz nel secondo capitolo consiste nel ripristinare la fiducia in una professione che non è intrinsecamente buona o cattiva, ma è un mezzo da mettere al servizio di un'etica, come si diceva prima, da non dare mai per scontata.

La necessità e i limiti dell'arte

In una saga che celebra così tanto la creatività nel modo in cui è esposta e raccontata, l'arte stessa è intessuta nel plot. L'arte a volte è rifugio: Edgar ha trovato la sua valvola di sfogo nella pittura black velvet, ma prima deve comprendere cosa effettivamente voglia rappresentare (l'amore in quel caso non è la chiave, anzi è un disturbo!). Il suo messaggio alla fine è gioioso. Anche l'arte teatrale di Gloria è inibita dai suoi problemi personali, ma nessuno mette in dubbio mai che sia la sua strada: la minaccia della critica è insostenibile solo perché potenziata da sensi di colpa e autocondanne private, quindi chiarite quelle la strada è in discesa.

 

 

Le cose manco a dirlo si fanno più complicate e sfumate nel secondo capitolo, perché l'arte è praticamente nodale nel cementare gli Psionici Sei, tanto che Ford sembra coinvolgere Helmut innanzitutto per godere delle sue performance... e lui sembra aver ricambiato, tanto da identificare gli amici coi suoi stessi cinque sensi (una trovata di vera poesia). Cassie ha usato la scrittura per darsi forza e addirittura lasciarsi alle spalle un passato malavitoso! Eppure, alla resa dei conti, l'inefficacia dell'arte di fronte all'enormità di Maligula è stata evidente: è commovente la dissoluzione degli Psionici quando il canto o i libri nulla possono per sovvertire la tragedia. Che a "morire" sia proprio il più solare artista del gruppo, Helmut, ha un valore narrativo pesante. Raz ritrova lui e la sua musica, non proprio scevri dal ricordo di Maligula, ma per fortuna ancora recuperabili: riaccendere i colori lisergici dello "Psicoré" significa essere a metà dell'opera. Non ci rimane che ricordarci di accenderli alla bisogna, quando come il cervello di Helmut finiamo circondati dal peso del nulla.

Non tutti i salmi finiscono in gloria, ma val sempre la pena tentare

La maturità di scrittura negli Psychonauts non è solo nel concetto di "riparare" i cattivi invece di eliminarli, ma anche nel suggerire che non tutto è sempre riparabile. Nessuno farà mai dimenticare a Milla i bambini arsi nell'incendio, nessuno ridarà a Sasha sua madre, Boyd sembra rimanere fuori di senno (giusto senza complottismi), Nick sogna ancora di riportare ai fasti la Grulovia, Lucretia non potrà mai riportare in vita sua sorella, perché gli errori più gravi non possono mai essere a costo zero. Ma lo scopo ultimo di Raz e degli Psiconauti non sembra tanto quello di risolvere le situazioni, quanto di indicare che un nuovo equilibrio è sempre possibile: è la forza che va recuperata, non l'oblìo, come ha tardivamente capito Ford Cruller. E convivere con più versioni di noi stessi è una necessità e una forza, non un anomalia, come ha capito Cassie. Possiamo farci paura, però dobbiamo avere coraggio nell'affrontarci.

 

 

Se già perdonare le potenziali stragi del Coach Oleander nel primo capitolo era una coraggiosa scossa alle consuetudini di noi giocatori, la seconda chance data a Lucretia / Maligula / Nona, responsabile addirittura di una strage già avvenuta, compie un passo ulteriore verso un'ambizione senza pari. Dietro quel "Tutti abbiamo una Maligula dentro di noi" c'è quella roba sempreverde che diceva qualcun altro molto tempo prima... non era il "Chi è senza peccato scagli la prima pietra"? Tuttora ci sembra una strada in salita, e la rappresentazione fiabesca del concetto in Psychonauts appare utopia. Eppure, a voler leggere le cronache senza la zavorra di troppa disillusione, ci sono casi clamorosi di perdono di questa portata. E se l'empatìa fondamento della saga non fosse un sogno, ma la constatazione di una nostra insospettabile forza?